Giangiacomo D'Ardia

 Giangiacomo D'Ardia

Ricerca di Eugenio Furnari 


Giangiacomo D'Ardia (Roma 1940) ha conseguito la laurea in Architettura a Roma nel 1967. Attualmente ricopre la cattedra di Progettazione Urbana e Composizione, oltre a insegnare Architettura di Grandi Complessi e Infrastrutture presso la Facoltà di Architettura di Pescara dell'Università "G. D'Annunzio" di Chieti; dal 1997 è direttore del DAU e dal 2000 del DAIP. Inoltre, è a capo della collana Ossimori (DAU).

Negli anni '70 e '80, la sua indagine si è focalizzata principalmente sulla città storica, attuando interventi caratterizzati da eleganti integrazioni, utilizzando temi e simboli in continuità con il contesto architettonico esistente, senza trascurare materiali ed elementi di ricerca contemporanea (tra cui spiccano i lavori su Via del Corso e Piazza della Rotonda). In seguito, ha spostato la sua attenzione verso la progettazione su vasta scala, consapevole che le urgenze emergono da questioni che, in una realtà saturata come quella italiana, conducono a risultati invasivi per il nostro patrimonio, evidenziando la contraddizione che le soluzioni infrastrutturali si manifestano solo su piani che non influenzano le scelte formali, ma comportano risultati formalmente dirompenti.

Il suo impegno teorico si riflette anche nella direzione di ricerche del CNR, come quelle su "La casa isolata nel paesaggio italiano" e "Metodologie di intervento progettuale e recupero architettonico dei sistemi infrastrutturali, ferrovie, strade e edifici di servizio lungo la costa d'Abruzzo Marche"; attualmente è Coordinatore Nazionale Scientifico di un progetto MURST 40% riguardante "La costruzione del territorio".

Dal 1996, D'Ardia è membro del Comitato di gestione della rivista "AREA". È stato invitato a partecipare a conferenze e seminari su temi della sua attività di ricerca in diverse università, tra cui quelle di Vienna, Waterloo (Canada), Madrid, Buenos Aires, Cordoba, Lubiana e Montevideo.

Durante gli anni Ottanta, una caratteristica distintiva della sua ricerca è stata l'attrazione verso il classicismo, evidenziata dal tipo di disegno utilizzato per rappresentare le sue opere. Predilige disegni a mano libera, impiegando tecniche espressive tipiche dell'Accademia, realizzati su scala ridotta e secondo proiezioni ortogonali che mostrano il progetto in prospettiva, integrato nel contesto. Il focus in questi anni è sulla città consolidata, e i disegni mirano a enfatizzare l'attenzione al continuum urbano, conferendo al progetto un carattere predominante, grazie a misurati rapporti e calibrazioni che fanno acquisire un valore monumentale, realizzato dall'elegante rarefazione degli elementi. Tra i suoi progetti più conosciuti ci sono gli edifici shinkeliani per Berlino e il progetto per un museo d'Arte Moderna al Ca' Venier dei Leoni a Venezia, concepito insieme ad Ariella Zattera, che ha vinto il Leone di Pietra alla 3ª Biennale di Venezia.

I suoi lavori recenti comprendono il restauro di Piazza di Pietra a Roma, con Carmen Andriani, il progetto per il Borghetto Flaminio a Roma, un concorso internazionale di idee del 1995, presentato in "Le voci emergenti" alla Biennale di Venezia, il progetto selezionato nel Concorso Internazionale di Design per il Ponte dei Congressi a Roma nel 1999, e la realizzazione della chiesa di S. Romano nel quartiere Gallaratese di Milano (1990-94).

 Tenendo conto di quanto letto per la ricerca e di quanto visto nella mostra organizzata al primo piano della Facoltà di Valle Giulia, ho constatato l'importanza che il disegno ha per l'architetto. Pertanto, cosa significa il disegno per D'Ardia? Qual è la ricerca che ha compiuto sui metodi e le tecniche per raggiungere il proprio stile? Quali sono state eventuali influenze e contaminazioni incontrate lungo il percorso?

E.F., 23.10.2024

 

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